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% I crate e i moduli

Quando un progetto inizia a diventare grande, è considerata buona pratica di ingegneria del software scomporlo in un gruppo di pezzi più piccoli, e poi incastrarli insieme. È importante anche avere un'interfaccia bene definita, così che parte delle proprie funzionalità siano private, e parte pubbliche. Per facilitare questo genere di cose, Rust ha un sistema di moduli.

Terminologia di base: i crate e i moduli

Rust ha due termini distinti relativi al sistema dei moduli: ‘crate’ e ‘modulo’ ["‘module’"]. Un crate è sinonimo di ‘libreria’ o di ‘pacchetto’ in altri linguaggi. Da questo deriva il nome di “Cargo”, lo strumento di gestione dei pacchetti di Rust: si inviano i propri "cassoni" ["crate"] ad altri usando Cargo. Un crate può produrre un programma o una libreria, a seconda del progetto.

Ogni crate ha un modulo radice implicito che contiene il codice per quel crate. Poi si può definire un albero di sotto-moduli sotto quel modulo radice. I moduli permettono di partizionare il proprio codice internamente allo stesso crate.

Come esempio, creiamo un create frasi, che ci darà varie frasi in diverse lingue. Per mantenerlo semplice, ci limiteremo ai due categorie di frasi ‘saluti’ e ‘commiati’, e useremo solamente le due lingue inglese e giapponese (日本語) per scrivere quelle frasi. Useremo questa organizzazione di moduli:

                                  +--------+
                              +---| saluti |
                +---------+   |   +--------+
            +---| inglese |---+
            |   +---------+   |   +----------+
            |                 +---| commiati |
+-------+   |                     +----------+
| frasi |---+
+-------+   |                       +--------+
            |                   +---| saluti |
            |   +------------+  |   +--------+
            +---| giapponese |--+
                +------------+  |   +----------+
                                +---| commiati |
                                    +----------+

In questo esempio, frasi è il nome del nostro crate. Tutto il resto sono moduli. Si può vedere che formano un albero, che si dirama dal crate radice, che è la radice dell'albero: frasi.

Adesso che abbiamo un piano, definiamo questi moduli nel codice. Per iniziare, generiamo un nuovo crate usando Cargo:

$ cargo new frasi
$ cd frasi

Come già detto, questo genera un semplice progetto:

$ tree .
.
├── Cargo.toml
└── src
    └── lib.rs

1 directory, 2 files

src/lib.rs è la radice del nostro crate, corrispondente al frasi nello schema disegnato prima.

Definire i moduli

Per definire ogni modulo, usiamo la parola-chiave mod. Facciamo che il nostro src/lib.rs si presenti così:

mod inglese {
    mod saluti {
    }

    mod commiati {
    }
}

mod giapponese {
    mod saluti {
    }

    mod commiati {
    }
}

Dopo la parola-chiave mod, si mette il nome del modulo. I nomi dei moduli seguono le convenzioni degli altri identificatori di Rust: minuscolo a serpente. Il contenuto di ogni modulo sta entro graffe ({}).

Entro un dato mod, si possono dichiarare dei sotto-mod. Si può far riferimento a sotto-moduli usando la notazione (::): i nostri quattro moduli annidati sono inglese::saluti, inglese::commiati, giapponese::saluti, e giapponese::commiati. Siccome questi sotto-moduli sono definiti all'interno dei loro moduli genitore, i loro nomi non sono ambigui: inglese::saluti e giapponese::saluti sono distinti, anche se i loro nomi sono entrambi saluti.

Siccome questo crate non ha una funzione main(), e si chiama lib.rs, Cargo costruirà questo crate come libreria:

$ cargo build
   Compiling frasi v0.0.1 (file:///home/you/projects/frasi)
$ ls target/debug
build  deps  examples  libfrasi-a7448e02a0468eaa.rlib  native

libfrasi-<hash>.rlib è il crate compilato. Prima di vedere come usare questo crate da un altro crate, scomponiamolo in più file.

Crate aventi più file

Se ogni crate stesse in un solo file, questo file diventerebbe molto grande. Spesso è più facile scomporre i crate in più file, e Rust supporta questa operazione in due modi.

Invece di dichiarare un modulo così:

mod inglese {
    // il contenuto del modulo va qui
}

Si può invece dichiarare il modulo così:

mod inglese;

Se facciamo così, Rust si aspetterà di trovare o un file inglese.rs, o un file inglese/mod.rs con il contenuto del modulo.

Si noti che in questi file, non c'è bisogno di ri-dichiarare il modulo: è già stato fatto con la dichiarazione mod iniziale.

Usando queste due tecniche, possiamo scomporre il nostro crate in due directory e sette file:

$ tree .
.
├── Cargo.lock
├── Cargo.toml
├── src
│   ├── inglese
│   │   ├── commiati.rs
│   │   ├── saluti.rs
│   │   └── mod.rs
│   ├── giapponese
│   │   ├── commiati.rs
│   │   ├── saluti.rs
│   │   └── mod.rs
│   └── lib.rs
└── target
    └── debug
        ├── build
        ├── deps
        ├── examples
        ├── libfrasi-a7448e02a0468eaa.rlib
        └── native

src/lib.rs è la radice del nostro crate, e si presenta così:

mod inglese;
mod giapponese;

Queste due dichiarazioni dicono a Rust di cercare o src/inglese.rs e src/giapponese.rs, oppure src/inglese/mod.rs e src/giapponese/mod.rs, a seconda della nostra preferenza. In questo caso, siccome i nostri moduli hanno dei sotto-moduli, abbiamo scelto la seconda possibilità. Sia src/inglese/mod.rs che src/giapponese/mod.rs si presentano così:

mod saluti;
mod commiati;

Di nuovo, queste dichiarazioni dicono a Rust di cercare o src/inglese/saluti.rs, src/inglese/commiati.rs, src/giapponese/saluti.rs e src/giapponese/commiati.rs oppure src/inglese/saluti/mod.rs, src/inglese/commiati/mod.rs, src/giapponese/saluti/mod.rs e src/giapponese/commiati/mod.rs. Siccome questi sotto-moduli non hanno i loro sotto-moduli, abbiamo scelto la prima possibilità. Urca!

I file src/inglese/saluti.rs, src/inglese/commiati.rs, src/giapponese/saluti.rs e src/giapponese/commiati.rs al momento sono vuoti. Aggiungiamoci alcune funzioni.

Nel file src/inglese/saluti.rs si metta questa:

fn ciao() -> String {
    "Hello!".to_string()
}

Nel file src/inglese/commiati.rs si metta questa:

fn arrivederci() -> String {
    "Goodbye.".to_string()
}

Nel file src/giapponese/saluti.rs si metta questa:

fn ciao() -> String {
    "こんにちは".to_string()
}

Naturalmente, lo si può copiare e incollare da questa pagina web, oppure digitare qualcos'altro. Non è importante mettere proprio ‘konnichiwa’ per imparare il sistema dei moduli.

E nel file src/giapponese/commiati.rs si metta questa:

fn arrivederci() -> String {
    "さようなら".to_string()
}

(Questo commiato è ‘Sayōnara’, per chi interessasse.)

Adesso che abbiamo un po' di funzionalità nel nostro crate, proviamo a usarlo da un altro crate.

Importare crate esterni

Abbiamo un crate di libreria. Creaiamo un crate di programma che importa e usa la nostra libreria.

Creiamo il file src/main.rs e mettiamoci dentro questo (anche se non compilerà ancora):

extern crate frasi;

fn main() {
    println!("Ciao in inglese: {}", frasi::inglese::saluti::ciao());
    println!("Arrivederci in inglese: {}", frasi::inglese::commiati::arrivederci());

    println!("Ciao in giapponese: {}", frasi::giapponese::saluti::ciao());
    println!("Arrivederci in giapponese: {}", frasi::giapponese::commiati::arrivederci());
}

La dichiarazione extern crate dice a Rust che deve linkare il programma con il crate frasi. Poi possiamo usare il modulo frasi’ in tale crate. Come detto prima, si possono usare i doppi due-punti per riferirsi ai sotto-moduli e alle funzioni al loro interno.

(Nota: quando si importa un crate che ha trattini nel suo nome "come-questo", che non è un identificatore Rust valido, tale nome verrà convertito sostituendo i trattini con underscore ("_"), e quindi si dovrà scrivere extern crate come_questo;.)

Inoltre, Cargo assume che il file src/main.rs sia il crate radice di un crate di programma, invece che un crate di libreria. Il nostro pacchetto adesso contiene due crate: src/lib.rs e src/main.rs. Questo pattern è parecchio tipico per i crate di programma: la maggior parte della funzionalità sta in un crate di libreria, e il crate di programma usa quella libreria. In questo modo, anche altri programmi possono usare il crate di libreria, ed è anche una bella separazione di compiti.

Però quello che abbiamo scritto finora non funziona ancora. Otteniamo quattro errori analoghi al seguente:

$ cargo build
   Compiling frasi v0.0.1 (file:///home/you/projects/frasi)
src/main.rs:4:37: 4:65 error: function `ciao` is private
src/main.rs:4     println!("Ciao in inglese: {}", frasi::inglese::saluti::ciao());
                                                  ^~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
note: in expansion of format_args!
<std macros>:2:25: 2:58 note: expansion site
<std macros>:1:1: 2:62 note: in expansion of print!
<std macros>:3:1: 3:54 note: expansion site
<std macros>:1:1: 3:58 note: in expansion of println!
frasi/src/main.rs:4:5: 4:69 note: expansion site

Di default, tutto è privato in Rust. Parliamone un po' più in profondità.

Exportare un'interfaccia pubblica

Rust consente di controllare con precisione quali aspetti della propria interfaccia sono pubblici, e quindi il default è essere privato. Per rendere pubbliche le cose, si usa la parola-chiave pub. Prima concentriamoci sul modulo inglese, e perciò riduciamo il file src/main.rs a questo:

extern crate frasi;

fn main() {
    println!("Ciao in inglese: {}", frasi::inglese::saluti::ciao());
    println!("Arrivederci in inglese: {}", frasi::inglese::commiati::arrivederci());
}

Nel file src/lib.rs, aggiungiamo pub alla dichiarazione del modulo inglese:

pub mod inglese;
mod giapponese;

E nel file src/inglese/mod.rs, rendiamo entrambi pub:

pub mod saluti;
pub mod commiati;

Nel file src/inglese/saluti.rs, aggiungiamo pub alla dichiarazione fn:

pub fn ciao() -> String {
    "Hello!".to_string()
}

E anche nel file src/inglese/commiati.rs:

pub fn arrivederci() -> String {
    "Goodbye.".to_string()
}

Adesso, il nostro crate compila, sebbene con degli avvertimenti su fatto che non stiamo usando le funzioni del modulo giapponese:

$ cargo run
   Compiling frasi v0.0.1 (file:///home/you/projects/frasi)
src/giapponese/saluti.rs:1:1: 3:2 warning: function is never used: `ciao`, #[warn(dead_code)] on by default
src/giapponese/saluti.rs:1 fn ciao() -> String {
src/giapponese/saluti.rs:2     "こんにちは".to_string()
src/giapponese/saluti.rs:3 }
src/giapponese/commiati.rs:1:1: 3:2 warning: function is never used: `arrivederci`, #[warn(dead_code)] on by default
src/giapponese/commiati.rs:1 fn arrivederci() -> String {
src/giapponese/commiati.rs:2     "さようなら".to_string()
src/giapponese/commiati.rs:3 }
     Running `target/debug/frasi`
Ciao in inglese: Hello!
Arrivederci in inglese: Goodbye.

pub si applica anche alle struct e ai loro campi. Rispettando la tendenza di Rust verso la sicurezza, semplicemente rendendo pubblica una struct non rende automaticamente pubblici i suoi membri: i campi devono essere marcati individualmente con pub.

Adesso che le nostre funzioni sono pubbliche, possiamo usarle. Ottimo! Però, digitare frasi::inglese::saluti::ciao() è molto lungo e ripetitivo. Rust ha un'altra parola-chiave per importare i nomi nell'ambito corrente, così che ci si possa riferire ad essi con nomi più brevi. Parliamo di use.

Importare modulo usando use

Rust ha la parola-chiave use, che ci consente di importare dei nomi nel nostro ambito locale. Modifichiamo il file src/main.rs così:

extern crate frasi;

use frasi::inglese::saluti;
use frasi::inglese::commiati;

fn main() {
    println!("Ciao in inglese: {}", saluti::ciao());
    println!("Arrivederci in inglese: {}", commiati::arrivederci());
}

Le due righe use importano ogni modulo nell'ambito locale, e quindi possiamo far riferimento alle funzioni con un nome molto più breve. Per convenzione, quando si importano funzioni, la pratica migliore è considerata importare il modulo, invece che direttamente la funzione. In altre parole, si può fare così:

extern crate frasi;

use frasi::inglese::saluti::ciao;
use frasi::inglese::commiati::arrivederci;

fn main() {
    println!("Ciao in inglese: {}", ciao());
    println!("Arrivederci in inglese: {}", arrivederci());
}

Ma non è tipico. Così è significativamente più probabile che si verifichi un conflitto di nomi. Nel nostro breve programma, non è una grossa questione, ma man mano che cresce, diventa un problema. Se abbiamo nomi in conflitto, Rust darà un errore di compilazione. Per esempio, se avessimo reso pubbliche le funzioni del modulo giapponese, e provassimo a fare così:

extern crate frasi;

use frasi::inglese::saluti::ciao;
use frasi::giapponese::saluti::ciao;

fn main() {
    println!("Ciao in inglese: {}", ciao());
    println!("Ciao in giapponese: {}", ciao());
}

Rust ci darà un errore di compilazione:

   Compiling frasi v0.0.1 (file:///home/you/projects/frasi)
src/main.rs:4:5: 4:36 error: a value named `ciao` has already been imported in this module [E0252]
src/main.rs:4 use frasi::giapponese::saluti::ciao;
                  ^~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
error: aborting due to previous error
Could not compile `frasi`.

Se stiamo importando più nomi dallo stesso modulo, non dobbiamo digitarlo due volte. Invece di questo:

use frasi::inglese::saluti;
use frasi::inglese::commiati;

Possiamo usare questa abbreviazione:

use frasi::inglese::{saluti, commiati};

Ri-esportare usando pub use

Non si usa use solamente per abbreviare gli identificatori. Lo si può anche usare dentro il proprio crate per ri-esportare una funzione all'interno di un altro modulo. Ciò consente di presentare un'interfaccia esterna che può non mapparsi direttamente all'organizzazione interna del proprio codice.

Guardiamo un esempio. Modifichiamo il file src/main.rs così:

extern crate frasi;

use frasi::inglese::{saluti,commiati};
use frasi::giapponese;

fn main() {
    println!("Ciao in inglese: {}", saluti::ciao());
    println!("Arrivederci in inglese: {}", commiati::arrivederci());

    println!("Ciao in giapponese: {}", giapponese::ciao());
    println!("Arrivederci in giapponese: {}", giapponese::arrivederci());
}

Poi, modifichiamo il file src/lib.rs per rendere pubblico il modulo giapponese:

pub mod inglese;
pub mod giapponese;

Poi, rendiamo pubbliche le due funzioni, prima nel file src/giapponese/saluti.rs:

pub fn ciao() -> String {
    "こんにちは".to_string()
}

E poi nel file src/giapponese/commiati.rs:

pub fn arrivederci() -> String {
    "さようなら".to_string()
}

Infine, modifichiamo il file src/giapponese/mod.rs così:

pub use self::saluti::ciao;
pub use self::commiati::arrivederci;

mod saluti;
mod commiati;

La dichiarazione pub use porta la funzione nell'ambito di questa parte della gerarchia di moduli. Siccome abbiamo inserito l'istruzione pub use nel modulo giapponese, adesso abbiamo a disposizione la funzione frasi::giapponese::ciao() e la funzione frasi::giapponese::arrivederci(), anche se il loro codice risiede rispettivamente in frasi::giapponese::saluti::ciao() and in frasi::giapponese::commiati::arrivederci(). La nostra organizzazione interna non definisce la nostra interfaccia esterna.

Qui abbiamo un pub use per ogni funzione che vogliamo portare nell'ambito di giapponese. Alternativamente potevamo usare la sintassi jolly per includere nell'ambito corrente tutto il contenuto di saluti: pub use self::saluti::*.

Che dire di self? Beh, di default, le dichiarazioni use sono percorsi assoluti, che iniziano dal crate radice. self invece fa sì che il percorso sia relativo alla posizione corrente nella gerarchia. C'è un'altra forma speciale di use: si può scrivere use super:: per salire di un livello nell'albero dalla posizione attuale. Ad alcuni piace pensare a self come alla directory ., e a super come alla directory ...

Fuori dalle istruzioni use, i percorsi sono normalmente relativi: foo::bar() si referisce a una funzione interna a foo, relativo a dove siamo. Se viene preceduto da ::, come in ::foo::bar(), allora si riferisce a un diverso foo, inquanto è un percorso assoluto dal crate radice.

Questo verrà compilato ed eseguito così:

$ cargo run
   Compiling frasi v0.0.1 (file:///home/you/projects/frasi)
     Running `target/debug/frasi`
Ciao in inglese: Hello!
Arrivederci in inglese: Goodbye.
Ciao in giapponese: こんにちは
Arrivederci in giapponese: さようなら

Importazioni complesse

Rust offre varie opzioni avanzate che possono aggiungere compattezza e comodità alle istruzioni extern crate e use. Ecco un esempio:

extern crate frasi as detti;

use detti::giapponese::saluti as ja_saluti;
use detti::giapponese::commiati::*;
use detti::inglese::{self, saluti as en_saluti, commiati as en_commiati};

fn main() {
    println!("Ciao in inglese; {}", en_saluti::ciao());
    println!("E in giapponese: {}", ja_saluti::ciao());
    println!("Arrivederci in inglese: {}", inglese::commiati::arrivederci());
    println!("Ancora: {}", en_commiati::arrivederci());
    println!("E in giapponese: {}", arrivederci());
}

Cosa succede qui?

Primo, sia extern crate che use consentono di rinominare la cosa che viene importata. Quindi il crate si chiama ancora "frasi", ma qui ci riferiremo ad esso come a "detti". Analogamente, la prima istruzione use tira dentro il modulo giapponese::saluti dal crate, ma lo rende disponibile come ja_saluti invece che semplicemente saluti. Ciò può aiutare a evitare ambiguità quando si importano elementi con nomi simili da altri posti.

La seconda istruzione use usa un asterisco jolly per portare dentro tutti i simboli pubblici dal modulo detti::giapponese::commiati. Come si vede, poi possiamo far riferimento alla funzione giapponese arrivederci senza qualificatori di modulo. Questo genere di jolly dovrebbe essere usato con parsimonia. Vale la pena notare che importa solamente i simboli pubblici, anche se il codice che usa il jolly è nel medesimo modulo.

La terza istruzione use porta più spiegazioni. Usa l'"espansione a graffa" per comprimere tre istruzioni use in una sola (questo genere di sintassi può essere familiare a chi ha già scritto script di shell Linux). La forma non compressa di questa istruzione sarebbe:

use detti::inglese;
use detti::inglese::saluti as en_saluti;
use detti::inglese::commiati as en_commiati;

Come si vede, le graffe comprimono le istruzioni use di varie voci sotto il medesimo percorso, e in questo contesto self si riferisce a quel percorso. Nota: Le graffe non possono essere annidate né mescolate con asterischi jolly.